Il boss del clan dei Casalesi è 'depresso', ma deve restare in carcere

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Il giudice della Corte di Cassazione ha confermato il carcere per il boss del clan dei Casalesi, Amedeo Mazzara e lo ha condannato al pagamento delle spese giudiziarie.

Il 74enne aveva chiesto, attraverso il proprio difensore, di lasciare il carcere perché “le sue condizioni di salute erano tali da determinare la contrarietà del regime inframurario al senso di umanità e alla finalità rieducativa della pena, valutata anche la sopravvenuta malattia psichica”.

Il giudice ha invece ritenuto che emerge un “banale quadro patologico, compresa la sindrome depressiva, dopo l’intervento chirurgico a cui il detenuto è stato sottoposto”, secondo la relazione sanitaria la sua condizione sarebbe compatibile con l’attuale regime detentivo dato anche “l’elevato livello di persistente pericolosità sociale di Mazzara che osta, secondo il ponderato avviso reso dal Tribunale, alla collocazione del medesimo in ambito extramurario”.

Mazzara fin dai tempi di Antonio Bardellino era un uomo di spicco della criminalità organizzata, dopo aver scontato la pena tonò in libertà nel 2005, stringendo un accordo con il capo del clan dei Casalesi Francesco Sandokan” Schiavone, per la spartizione dei profitti illeciti nel nostro territorio. Fu nuovamente arrestato e adesso è ristretto in un carcere del Nord, dove dovrà restare.

L'ex boss dovrà anche pagare tremila euro in favore della Cassa delle ammende.