Lampedusa una sorta di paradiso terrestre che il fato ha piazzato in mezzo al mare a mo' di boa, un traguardo che per tanti segna un nuovo inizio dopo aver vissuto patimenti immani e che per molti altri rimane un miraggio irraggiungibile, ultima visione prima di essere sopraffatti dai flutti. Purtroppo anche tra i disperati che cercano di raggiungere la perla delle Pelagie esistono delle differenze, in questo caso determinate dalla scelta senza appello operata dal destino: vivere o annegare. Quando toccano terra i pensieri di chi osserva rimangono sospesi, tanto ci sarebbe da dire ma di fronte alla sofferenza di quei volti che in quel momento incontrano il primo attimo di speranza qualsiasi parola diventa superflua, il pudore impone di tacere e contemporaneamente la coscienza dovrebbe ordinare di agire per aiutare, purtroppo quel pudico comando a tanti non arriva. A Lampedusa il senso di morte stampigliato su quelle facce dai tanti colori diversi, segnate dalla sofferenza, finalmente indietreggia e timidamente inizia a far capolino la luce della vita, ciò mentre in lontananza rimangono esanimi sull'acqua i cadaveri di uomini, donne, bambini e bambine. Una moltitudine di innocenti condannati a restare per sempre negli abissi, testimonianza perenne dell'ingiustizia dei nostri tempi. Le vicissitudini di quelli che arrivano dividono noi "fortunati" in opposte vacue fazioni, ma questa moltitudine disperata non sventola alcuna bandiera di parte, essa con sè ha solo il gonfalone della speranza.
Lampedusa meta del gonfalone della Speranza
Salvatore Pizzo