(Un occhio fuori regione) Il rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni, promuovere attività di volontariato e di protezione civile con possibilità di impiego in Italia e all’estero. Intenti nobili e pacifici perseguiti da tante realtà associative di cui la nostra Italia è feconda ma quando a farli propri è un'associazione di militari, i cui componenti agiscono senza alcuna arma tranne quella della solidarietà, il messaggio di bene assume un'evidenza diversa, trasmette un chiaro invito pacifico e rivoluzionario: gli eserciti possono essere usati anche per aiutare il prossimo e non per uccidere altri esseri umani, basta semplicemente volerlo, L'Associazione Nazionale Alpini lo dimostra da oltre un secolo, emblematico è quanto avviene a Parma, dove le penne nere sono da tempo in campo nelle attività di lotta per aiutare chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica. La Sla provoca la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione (disfagia), dell’articolazione della parola (disartria) e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può arrivare alla compromissione dei muscoli respiratori, quindi alla necessità di ventilazione assistita fino a giungere alla morte. Nella sede di Via Jacobs, presieduta da Aldo Volpi, per salutare il 2020 che sta finendo gli alpini parmensi hanno invitato Lina Fochi, presidente della locale sezione dell'Associazione Sclerosi Laterale Amiotrofica (Aisla) con la quale da tempo svolgono attività congiunte per contribuire ad alleviare i disagi di quanti sono colpiti. Per l'occasione hanno anche consegnato un dono economico dedicato ai loro compagni "andati avanti", come se avessero fatto proprio lo slogan dell'Aisla "persone che aiutano persone". Tra gli alpini di Parma c'è anche Francesco Canali, testimonial del progetto "Vincere la Sla" e autore del libro "La corsa della vita", lui nonostante la malattia è riuscito ad affermarsi come maratoneta, dando speranza a quanti soffrono e sono in condizione di fragilità. Il contributo che gli alpini di Parma hanno devoluto quest'anno è stato particolarmente prezioso, in quanto a causa della pandemia molte attività benefiche che solitamente venivano svolte nel Parmense, finalizzate a raccogliere fondi, non si sono potute svolgere. Un esempio quello di Parma che è stato seguito anche a livello nazionale, dall'inizio del 2020 gli Alpini sono ambasciatori dell’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, proprio per promuovere l’informazione, la conoscenza e la raccolta di fondi a favore dell’assistenza delle persone con SLA. Un'alleanza del bene che all'inizio dell'anno fu salutata con un concerto della Fanfara della Brigata Alpina “Taurinense”, diretta dal maresciallo Marco Calandri, tenutosi all’Ospedale Niguarda di Milano, per le persone con malattie neuromuscolari del Centro Clinico NeMO e i pazienti ricoverati nel noscomio lombardo. Iniziativa che coincise con la prima Giornata della memoria e del sacrificio alpino, il 26 gennaio. Toccante è il messaggio di gratitudine che è stato pubblicato sul sito dell'Aisla di Parma: “Anche quest' anno, malgrado tutte le difficoltà legate alla pandenia, gli Alpini di Parma non hanno fatto mancare il loro sostegno economico alla nostra Sezione. Quale migliore immagine per festeggiare le prossime festività: essa racchiude amicizia, vicinanza, disponibilità e speranza per una futuro migliore. Manca solo una parola per completare gli auguri: grazie..!” Sul numero di dicembre di ParmAlpina, l'organo ufficiale dell'Associazione Alpini parmensi, campeggia un titolo che è tutto un programma, “Ma gli alpini non si arrendono”, sembra una sfida considerando i tempi poco felici che stiamo vivendo. Una tenacia del bene che trova forza anche nella fede che è un elemento che caratterizza gli alpini, un esempio per tutti: durante l'estate fu segnalata la scomparsa della statua in bronzo della Madonna delle Vette che era collocata sulla cima del Monte Marmagna, sull'Appennino Parmense, è stata ritrovata gettata in un canalone sottostante. Gli alpini la recuperarono e dopo averla issata e portata in spalla per i monti, l'hanno ricollocata lì dov'era a vegliare sulle genti.
Le penne nere lottano contro la Sla
Salvatore Pizzo