Ieri, dopo quattro anni, si è conclusa la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Mario Minopoli jr, fantino di Pozzuoli conosciuto sia nel panorama del trotto italiano che internazionale.
Il driver, volto noto dell'ippica normanna, all'epoca all’apice della sua carriera, era stato accusato di aver comprato un cavallo per conto del clan dei Casalesi e di aver corso per il gruppo camorristico. Il particolare Minopoli era sospettato dell’intestazione fittizia del cavallo Madison Om, accusa andata in prescrizione. Per la DDA, il driver gestiva il cavallo su indicazioni di Massimo Russo, fratello di Peppe, meglio noto con il nome "il padrino", uomo di fiducia del clan.
Come se non bastasse, per gli inquirenti i Russo sarebbero stati detentori - attraverso prestanome - della O.M. Srl, la società proprietaria di cavalli che contava nella sua scuderia l'equino baio nato in Italia nel 2006, venduto e poi abbattuto. I diversi ingaggi - secondo l'accusa - sarebbero stati gestiti da Minopoli insieme al gruppo camorristico.
Tutte le accuse sono state annullate ieri dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, i quali hanno scagionato Minopoli, noto col soprannome di «francesino» per i successi d’oltralpe. I magistrati hanno decretato che non ci fu nessun contatto con la camorra, e alcun legame tra le vittorie di Madison Om, i successi del driver e il clan dei casalesi. La sentenza ha riabilitato Minopoli che, a causa dell’accusa di tipo mafioso, è stato escluso per ben due anni dalle gare in Francia.