Caro Direttore, chiamati il prossimo 9 giugno a votare per eleggere il Parlamento Europeo, credo sia utile, insieme a Te, fare alcune riflessioni sullo stato dei fatti e degli… atti di una Istituzione che tanto ci coinvolge tutti come “cittadini europei”. Jean Monnet, da tutti considerato il padre del Mercato Comune europeo, era solito dire: “L’inizio dell’Europa fu un’idea politica, ma, ancor di più, è stata un’idea morale”. Il grande tecnocrate francese morì alla vigilia delle elezioni del 1979 e, come spesso capita a chi si batte con ardore per un ideale, purtroppo non ha visto insediato il primo Parlamento Europeo, eletto a suffragio universale dai popoli del vecchio continente. Non a caso Altiero Spinelli, considerato l'erede naturale di Monnet, andava affermando che l'Europa, bene o male, era stata fondata e che una nuova mentalità era penetrata, nonostante tutto, nelle forze politiche. Tuttavia, se è vero, come è vero, che da più parti si affermava e si conferma che con l'Europa "è stata creata e si va sviluppando una delle più ampie aree democratiche che esistono al mondo", le cose non vanno del tutto bene e ancora tanto c’è da fare per una vera integrazione. Ad ogni buon fine, si è che l'originario modello comunitario, datando ormai settanta anni, sembra aver esaurito le sue potenzialità: comunque, appare incapace di trovare al suo interno spinte evolutive, obiettivi convinti per affrontare le nuove impellenti sfide della globalità: effetto serra, inquinamento ambientale, sanità, emigrazione, welfare, difesa comune e… chi più ne ha più ne metta!
Caro Direttore, non so se sei d’accordo anche Tu che la stessa gestione dei risultati fin qui conseguiti appare insufficiente nell’attuale contesto politico-istituzionale internazionale. Epperciò, è urgente il consolidamento delle ragioni della nostra identità europea, la conferma nei singoli Stati della consapevolezza dell'esistenza di una comune “civiltà europea”, fortemente caratterizzata e, pertanto, possibilmente riconducibile ad una dimensione unitaria, concorde di doversi muovere in maniera compatta per essere efficace e incidere su scala mondiale.
E’ questo un patrimonio che va particolarmente salvaguardato per le giovani generazioni, cui va affidato come proposta seria del loro avvenire. Il futuro dell'Europa Unita è il futuro dei giovani. Dall'integrazione delle politiche comunitarie la gioventù potrà trovare la risposta ai tanti problemi che oggi attanagliano, complicano ed inaspriscono la sua dimensione esistenziale, se fosse limitata da visioni nazionalistiche, tendenti a dividersi anziché a consolidare l’unità: l’unione fa la forza!
Gli "eurodeputati", qualsiasi sia il partito di appartenenza, in qualità di rappresentanti della comunità dei popoli d’Europa, dappoicchè credono nei valori della civiltà occidentale, quelli della libertà e della democrazia, non si accontenteranno più che l’Unione sia solo un "Mercato Comune". Dovranno adoprarsi al fin che si realizzi un’Europa dove ogni cultura ed ogni comunità spirituale si possano sviluppare serenamente, arricchendosi reciprocamente. Bisogna superare astratti pregiudizi o, ancor peggio, nazionalismi preconcetti e fanatismi ideologico-religiosi. Dovranno, per converso, mirare al bene vero delle popolazioni e non esclusivamente agli interessi politici od economici dei Governi più potenti o delle economie più floride, perché non vi sarà salvezza per alcuno se non ci si muove in sintonia (altro che Brexit o accordi come quello di Visegrad): la conventio ad excludendum comporta solo reazioni inconsulte e violente. Perciò è urgente “federarsi”, perché è giunta l’ora degli “Stati Uniti d’Europa”!
Quindi, scongiurando il “non voto” e/o l’astensione, scegliere un simbolo e individuare i candidati preferiti non devono essere azioni stanche oppure inconsapevoli o reattive, peggio se disinformate o clientelari. Il voto di preferenza (specialmente questo del prossimo giugno) è l’unico strumento che ha il cittadino… europeo per favorire la pratica di un possibile percorso di uguaglianza, integrazione, solidarietà e pace: una condizione, quest’ultima, che, per la prima volta nella storia dei paesi europei, è durata per oltre settanta anni, laddove oggi è messa seriamente in discussione da una guerra assurda che si combatte, già da due anni, proprio ai confini dell’Europa Unita.
Acquisire definitivamente questa “forma mentis” è ancora più impellente qui da noi, nel nostro Meridione, perché l’arretratezza sociale e la debolezza economica del Sud, oltre ad essere minate dalla criminalità organizzata, sono aggravate dal fatto che non c’è alcuna voce autorevole del potere politico che si levi forte per farsi sentire, invece di essere in qualche modo silente o spesso colpevolmente assente, in difesa delle ragioni fondanti dello stare insieme.
Caro Direttore, credo che davvero ci troviamo ormai di fronte ad un passaggio epocale, dove una simbologia astratta, che produce pochi effetti nella realtà, sia da totalmente superare.
Inoltre c’è da registrare il fatto che il “deficit” di invenzione e l’assenza di fantasia, uniti ad una mancanza del coraggio di agire in profondità, causano una sorta di cronicizzazione dei mali, che talvolta appaiono inguaribili, laddove, applicando “cure appropriate”, si scopre che tali non sono, perciò bisogna evitare che, come si dice comunemente, “mentre il medico studia, il malato muore”! Allora non solo bisogna andare tutti a votare, evitando un colpevole astensionismo, che è un vero boomerang per i cittadini, ma si devono anche scegliere i migliori. Se non altri, coloro che sono in grado di comprendere il valore fondante del voto per un’Europa Unita, intesa secondo l’auspicio di quegli europeisti “ante litteram” quali sono stati appunto Jean Monnet e Altiero Spinelli, ma anche i fratelli Carlo e Nello Rosselli e il casertano Ernesto Rossi.
Il messaggio di questi lungimiranti sostenitori dell’integrazione delle popolazioni europee federate negli “STATI UNITI D’EUROPA”, dovrà alimentare il prossimo obiettivo politico, che non è procrastinabile. “E pluribus unum”, come si legge sul dollaro americano, dovrà essere la naturale conclusione di quel progetto europeo che prese, per avendo preso forma negli anni cinquanta del secolo scorso, deve ancora realizzarsi compiutamente.
In questo momento storico, caratterizzato da “leader” e comprimari carenti di statura (absit iniuria verbis!), e scarsi di visioni illuminate, illuminanti e lungimiranti, perché spesso non riescono a vedere oltre i limiti nazionali, quelle loro idee, che ancora oggi possono sembrare utopie, viste le difficoltà in cui annaspa l’integrazione, vanno fortemente ri-proposte “urbi et orbi” e diffuse capillarmente per diventare un sentimento comune dei popoli del “vecchio continente europeo”. Si tratta di un patrimonio di inestimabile valore da salvaguardare, oso dire con amore: “omnia vincit amor”! Preoccupati veramente di agire nell’interesse del bene comune delle popolazioni, quegli antesignani proponevano la costruzione progressiva di una “Europa delle Libertà”, dove le opportunità e le emancipazioni fossero praticabili a tutti i livelli. Lo facevano proprio nel segno dello spirito che animava il “Manifesto di Ventotene”: vale a dire culla di libertà, garanzia di democrazia, superamento degli egoismi nazionali, rilancio dei valori comuni e rottura di tutti quei condizionamenti burocratici e finanziari che, soffocando una visione e una prospettiva di lunga durata per l’Europa futura, la possono far collassare.
Non so Tu, caro Direttore, ma io penso che questo messaggio è particolarmente rivolto oggi a (ciò che resta di) partiti e (quello che agitano i) movimenti politici, i quali devono convincersi che non possono rigenerarsi gli uni e non avranno futuro gli altri, se si limitano soltanto ad essere macchine propagandistiche per eleggere parlamentari, come fossero fiori all’occhiello di “capi bastone”, che si preoccupano solo di conservare le personali posizioni egemoniche, anche in partitini e partitelli, beccandosi tra loro un giorno sì e l’altro pure: che tristezza e che squallore!
Questo è tanto più vero se si è convinti che, dal momento che il futuro non si deve attendere ma bisogna guidarlo e governarlo, occorre evitare che continui la sospensione del pensiero politico forte e smetterla di barcamenarsi tra interesse elettorale e vantaggio personale. Al contrario, è di vitale importanza impegnarsi per rilanciare le idee-guida di una nuova Unione dei Cittadini Europei, che di fatto, oramai, sono cittadini del mondo.
E sarà un futuro che non potrà più rinviare gli “interventi chirurgici” necessari per limitare l’inquinamento di acqua, aria e terra che ci sta consegnando alla catastrofe. Anche perché l’accordo sulla “Next Generation EU”, raggiunto di recente nel Consiglio Europeo sulla revisione del “Patto di stabilità e crescita”, dimostra che l’Unione Europea è capace, se lo vuole, di convergere sulle proposte di importanza fondamentale per l’avvenire dei popoli, se, superando egoismi di parte e difese ad oltranza degli interessi singoli nazionali, li rappresenta unitariamente. Questo meccanismo, fissato nel 1992 nel Trattato di Maastricht, è stato più volte rivisto negli anni, fino ad arrivare nel 2015 al fatidico “whatever it takes” (ad ogni costo) di Mario Draghi, e quindi ai provvedimenti eccezionali per fronteggiare le conseguenze della pandemia da Covid 19. Credo che bisogna, alla perfine, essere convinti che solo una rinnovata presa di coscienza di dover intervenire presto e bene sulle urgenze che toccano i cittadini europei, ormai irrimediabilmente del mondo, potrà rilanciare seriamente l’Unione Europea, che non dovrà essere più vista come occasione di scontro, ma un sereno luogo di incontro, onde poter superare i danni causati dal tempo perduto e dall’incoscienza dei governanti di ieri e di oggi.
Ascoltando i ripetuti inviti di papa Bergoglio rivolti ai “fratelli tutti”, ci si deve convincere che “il grido dei poveri, come quello della Terra, è domanda di fraternità”, da esercitarsi giorno per giorno per il prossimo. Solo così facendo, ci si potrà avviare verso quella tanto auspicata “comunione di intenti”, che è l’unico viatico per costruire un avvenire in grado di portarci speditamente alla costituzione degli “Stati Uniti d’Europa”, a garanzia di una presenza europea forte e rilevante nei processi di sviluppo su scala globale e nel quadro dei futuri assetti geopolitici mondiali, in cui già hanno un ruolo fondamentale la Cina e l’India, senza trascurare la Russia. “Videant consules”: i barbari battono alle porte, e in Campidoglio non vi sono più le …oche, pronte a svegliare distratti, indaffarati e lontani rappresentanti delle Istituzioni democratiche europee!
Giuseppe Diana